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22 giugno 1985. Il giuramento
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Racconto del portandiera del corso
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La nottata la passai dormendo a tratti, le emozioni e i pensieri la facevano da padroni.
Ore 7.00,  ecco la sveglia, poi il cubo, la colazione e la tensione che cresceva. Non ricordo il momento in cui andammo a prendere le carabine Winchester e la bandiera del corso, ma so che accadde dopo colazione.

Il tempo era nuvoloso con una leggerissima pioggia intermittente, temperatura fresca.
Indossammo la divisa estiva, quella color kaki, quindi berretto, camicia, pantaloni, cinturone nero con bordi rossi, anfibi e la bandoliera.
Dentro la bandoliera non c'era nulla, decisi quindi di mettere dentro il mio orologio con la consapevolezza che esso sarebbe stato il testimone e ricordo negli anni a seguire di ció che sarebbe accaduto in questa giornata, quell'orologio che a tutt'oggi conservo tra i miei ricordi piú cari.
 
In attesa di partire osservai con attenzione la bandiera del corso, essa era di forma triangolare, le dimensioni circa 50 x  60 x 60 cm di tessuto incollata su materiale rigido, il colore era blu scuro con bordi rossi e oro, al centro la scritta "CXIV° CORSO MANONI ONEGLIO"  color oro. Essa era sostenuta sui bordi da un telaietto in metallo, dal lato piú corto era attaccata ad una asta di metallo colore nero con la punta color argento per una lunghezza totale circa 2 metri e mezzo, il diametro approssimativamente intorno ai 4 cm. Essa rappresentava tutti gli ACA del 114° corso, e mai fino al giorno prima avrei pensato che sarei stato proprio io a portarla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Tra le 9.30 e le 10.00 fu il momento in cui il plotone venne chiamato a disporsi in formazione, indossai la carabina in spalle, presi tra le mani l'asta con la nostra bandiera e raggiunsi la mia posizione in prima fila, il primo tutto alla mia sinistra. Posizionati come al solito nell'area davanti all'ingresso dell'edificio delle nostre camerate, un edificio a forma di ferro di cavallo, che ospitava due plotoni rispettivamente nelle due ali opposte, gli stessi plotoni che adesso stavano per marciare uniti.
Noi i primi a scendere in piazza D'Armi.
 
 
 
 
 
 
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Tutto pronto, ecco l'ordine di inizio marcia e subito la svolta a destra, il comandate del plotone in testa, noi a circa 3 metri di distanza da lui, io come da disposizioni marciavo con la bandiera tenuta sul mio lato sinistro e lievemente inclinata in avanti. Attraversammo il solito viale alberato tra gli edifici, la mia sensazione era quella di essere circondati da un gran silenzio, sembrava ci fossero solo il suono dei tacchi e gli ordini del tenente, poi la svolta a destra, io in quel momento in posizione di ala guardavo il perno e tutta la fila guardava me, nel frattempo che completavamo la manovra la tensione mi stava facendo uno strano scherzo, mi veniva da ridere, lo dissi al commilitone di fianco a me, egli mi spronó a trattenermi.
 
 
 
 
 
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Di fronte a noi il pubblico che circondava la piazza D'Armi, io come il giorno prima presi la mira su un punto del tragitto che mi avrebbe fatto da riferimento per andare dritti nel tratto per me ormai diventato il piú difficile del percorso, tutti gli occhi addosso a noi, giunti a pochi metri dal pubblico effettuammo la svolta a sinistra che in intoduceva in piazza D'Armi e di nuovo una svolta a sinistra per collocarci nella posizione a noi dedicata. Nella mia posizione c'era un foro nell'asfalto creato per puntare l'asta con la bandiera.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alla mia destra c'era la prima fila del nostro plotone, di fronte il palco con le autoritá, alla mia sinistra il tenente comandante del mio plotone, dopo di lui il capitano comandante della VI compagnia e subito dopo la fanfara, dietro avevo il resto del mio plotone. Una decina di metri a sinistra del palco c'era il tratto rettilineo dal quale arrivarono in successione tutti gli altri plotoni che si schierarono mano a mano sulla nostra destra. Non ero in piú grado di vedere il pubblico, esso era dietro le transenne apposte alle spalle e sui due lati dei plotoni. Riuscivo tra gli alberi a sinistra del palco ad intravedere l'edificio del Corpo di Guardia.

Durante la cerimonia il mio compito fu quello di spostare la bandiera in posizione verticale per eseguire l'ordine di attenti e di present-at-arm, e quella lievemente obliqua nella posizione di riposo. Tutti gli altri ACA eseguivano i comandi con la carabina, i nostri superiori invece con la sciabola.
Durante la cerimonia seguii il consiglio che ci venne dato dal capitano e comandante della VI compagnia di muovere le dita dei piedi, questo per agevolare la circolazione sanguigna e quindi evitare che la tensione e il mantenimento delle posizioni statiche potessero causare svenimenti.

Se non ricordo male, la cerimonia inizio' con l'inno nazionale italiano, fu per me la prima volta che sentivo dal vivo il nostro inno, e per giunta a cosí pochi passi di distanza, esso fu davvero un momento memorabile.
Nel proseguio della cerimonia ci furono i discorsi dal palco ed altre musiche. Provavo molta emozione, il cuore spesso batteva forte specialmente nei silenzi delle pause, pensavo a quello che sarebbe stato il momento piú importante che da li a poco sarebbe arrivato, pensavo ai miei familiari li tra il pubblico e al mio ritorno a casa per la licenza, ma sopratutto... speravo di non svenire.
 
Ed ecco che giunse il momento in cui venne pronuniciata la formula del giuramento che culminó con la risposta fragorosa di tutti gli ACA accompagnata dal movimento verso l'alto del braccio destro :"lo giuro"!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fu di nuovo un momento memorabile, irripetibile, fu seguito di nuovo dall'esecuzione dell'inno nazionale.
La tensione si stava tramutando in gioia, quell'urlo una liberazione.

Ancora poche parole dal palco ed ecco ordinato il rompete le righe.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Scattai come un missile verso il Corpo di Guardia, depositai la bandiera dove giá erano depositate quelle dei corsi precedenti.
Non stavo piú nella pelle, avevo fatto parte di un evento straordinario, dentro di me la soddisfazione e l'orgoglio di aver portato la
bandiera del mio corso.

Non ricordo in quale ordine ma, subito dopo depositai la carabina, ritirai il foglio della licenza di tre giorni con annesso il biglietto ferroriario di andata e ritorno, feci la valigia e uscii in divisa dalla caserma per raggiungere i miei famigliari ed andare a casa.
Il giorno seguente fu quello del mio compleanno, uno dei miei piú belli mai festeggiati.
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 © by portabandiera

                      del

114° corso "Manoni Oneglio"

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